In Italia, come nel resto dell’Europa, i dati statistici confermano il costante allungamento delle nostre aspettative di vita dovuto principalmente ai continui progressi in campo medico uniti alla sempre più attenta prevenzione sanitaria. Questa positiva condizione, perché resti tale, deve ovviamente essere associata, di pari passo, a continue analisi ed interventi a carattere sociale in grado di proporre nuove soluzioni per il raggiungimento di un corretto approccio alla vecchiaia per tutti, anche per chi rientra nelle categorie del disagio sociale. Ma se fuori dai nostri confini alla crescita demografica seguono quasi sempre interventi indirizzati alle problematiche sociali, in Italia l’assistenza agli anziani si concentra principalmente all’emergenza della non autosufficienza limitando gli aiuti, a chi non rientra in questa categoria, quasi esclusivamente alla concessione di limitate agevolazioni finanziarie (assegni di accompagnamento o pensionistici, sconti sulle bollette) delegando ai singoli o alle famiglie la ricerca delle migliori soluzioni assistenziali.
In Italia, in campo residenziale le scelte progettuali sono quasi sempre esclusivamente indirizzate alla realizzazione, nel pubblico e nel privato, di Residenze Sanitarie Assistenziali destinate alla non autosufficienza, senza mai affrontare, almeno sino a questi ultimi anni, le problematiche inerenti alla popolazione anziana ancora autosufficiente o con lievi patologie per la quale diventa indispensabile un impiego mirato e razionale delle risorse da investire sulla prevenzione, nell’ottica di una progressiva riduzione degli inevitabili costi assistenziali.
La popolazione anziana, in continua crescita, in questi ultimi anni è diventata la vittima principale delle incertezze sociali che assillano il nostro tempo: la crisi economica, il disgregamento delle famiglie tradizionali, l’assenza di un equo canone per le abitazioni, la mancanza di sicurezza generata dalla solitudine e dalle sempre più rare occasioni di partecipazione alla vita comunitaria. Queste problematiche, se non vengono alla svelta affrontate a livello politico con idonee soluzioni, alla fine possono degenerare in conseguenze negative sulla salute dell’anziano favorendo patologie degenerative psichiche o motorie, con il rischio di un precoce raggiungimento della perdita di autonomia che può condurre ad un ricovero in strutture assistite.
Occorre agire sulla prevenzione cominciando a pensare anche a nuovi modelli residenziali destinati alla popolazione anziana che rientra nell’area di rischio del disagio sociale, soluzioni abitative che possano agevolare scelte di vita autonoma in grado di soddisfare le varie esigenze nelle diverse fasi dell’invecchiamento, privilegiando la prevenzione, il sostegno comunitario motivazionale e, soprattutto, l’integrazione sociale, così da attenuare gli effetti della “solitudine” forzata ed abbattere i costi residenziali, in modo da allontanare l’esigenza di ricovero verso strutture sanitarie assistenziali altamente impegnative a livello gestionale e soprattutto economico.
Favorire la vita attiva delle persone anziane considerandole come risorsa e non un problema per la società, diventa la base di partenza per la progettazione di una nuova tipologia residenziale per anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti in strutture comunitarie integrate dalla rete dei servizi sociali pubblici.