La Fondazione Pasquale ed Olga Pezzini onlus, all’inizio del 2017, alla conclusione di un lungo iter progettuale improntato alla realizzazione di una Residenza Sanitaria Assistenziale, obiettivo abbandonato a causa di varie motivazioni tra cui i lunghi tempi di approvazione dei progetti presentati, iniziava un percorso indirizzato alla verifica sull’effettiva esigenza per il territorio di una struttura così specifica alla luce delle nuove realtà sociali.
La Commissione di studio nominata dalla Fondazione, a seguito di vari incontri con l’Assessore al Sociale del Comune di Viareggio e della A.U.S.L. locale, concludeva, in data 14 giugno 2017, l’opportunità di abbandonare l’intento di realizzare una RSA, giudicata di difficile sostenibilità economica e gestionale per la Fondazione e di ridotto interesse visto le nuove RSA sorte nel frattempo nel territorio, formulando la proposta per la realizzazione di una struttura comunitaria destinata all’accoglienza residenziale per anziani in condizioni di disagio sociale firmando, a tal fine, un protocollo d’intesa con il Comune di Viareggio.
Per meglio definire la tipologia dell’intervento che la Fondazione Pasquale ed Olga Pezzini intende realizzare bisogna ricorrere alla Delibera della Giunta regionale n. 580 del 06/07/2009 della Regione Toscana dove viene definito il “nomenclatore degli interventi e dei servizi sociali della Regione Toscana”.
Alla scheda 2 “classificazione delle strutture residenziali” viene definita la Struttura comunitaria, mentre alle “Definizioni di secondo livello” si definisce la Prevalente accoglienza abitativa (…) per anziani autosufficienti. In relazione al tipo di utenza fornisce aiuto nelle attività quotidiane e stimoli e possibilità di attività occupazionali e ricreativo-culturali, di mantenimento e riattivazione”.
I requisiti di accesso richiesti dal Regolamento di gestione sono in fase di definizione anche se, in fase preliminare, si può anticipare che si tratterà di ospiti di età superiore ai 65 anni, in condizioni di autosufficienza, con residenza nel territorio comunale ed in condizioni di disagio economico o familiare. Gli ospiti pagheranno una “compartecipazione alle spese”, calcolata in base alla dimensione dell’unità abitativa scelta.
L’obiettivo primario che la Fondazione si è prefissata è quello di far sì che ogni persona ospite della Struttura Comunitaria, anche in presenza di una perdita di parziale autonomia, possa rimanere nella sua unità abitativa il più a lungo possibile anche grazie a progetti individualizzati che prevedano l’assistenza di base, il sostegno per l’assunzione di terapie, il raccordo con i familiari, l’impulso della creazione di reti di aiuto anche tra vicini, il tutto verificato tramite un attento monitoraggio necessario alla realizzazione degli interventi.
L’ospite della Struttura Comunitaria vivrà nella totale autonomia e libertà di scelta di chi abita presso casa propria. Ogni singolo appartamento è dotato di cucinotto, non esistono quindi orari collettivi nemmeno per i pasti. Gli appartamenti possono essere arredati dagli assegnatari al momento dell’ingresso spesso con mobili dalla precedente abitazione così da agevolare il “cambiamento” o “passaggio” ad una nuova situazione di vita.
Questi nuovi modelli residenziali favoriscono un approccio diverso rispetto all’assistenzialismo soprattutto sanitario offerto dalle strutture protette convenzionali obbligate, per ovvi motivi di razionalizzazione gestionale, a rigidi e ripetitivi schemi di gestione del tempo degli ospiti. La vita comunitaria è utile anche a favorire e prolungare le singole autonomie oltre che per gli effetti della libertà di azione anche per mezzo di una connotazione polifunzionale che offre spazio a varie tipologie di servizi in grado di assistere l’anziano con aiuti pratici o di semplice inclusione comunitaria anche tramite l’organizzazione di attività occupazionali.
Diventa fondamentale, per integrarsi con il resto del quartiere, la promozione di eventi culturali, cene e spettacoli, ai quali, sia i residenti che tutti gli altri cittadini, accedono liberamente. L’organizzazione sarà a cura della Fondazione con l’apporto delle Associazioni di volontariato che la supportano ma in prima fila saranno proprio gli ospiti a gestire in prima persona le operazioni riempiendo il tempo libero in attività collettive tali da apportare beneficio sia individuale che per tutta la comunità.